di Giuseppe Capoano e Antoinette Mazzaglia

sabato 4 ottobre 2008


Questo è l'articolo apparso sulla pagina di METROPOLI di Venerdì 3 ottobre 2008, nella rubrica "Incontri sull'Arte" a cura del giornalista Fabrizio Borghini. A sinistra gli autori della mostra Antoinette Mazzaglia e Giuseppe Capoano.

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L’Arno questa volta è confluito in due artisti “marini”: dal Nord America ma di origini sud italiche, dal Sud Italia ma approdato al centro nord toscano. Antoinette Mazzaglia e Giuseppe Capoano: due artisti in mostra fino al 10 ottobre. Due storie diverse esposte all’ Art in progress in via dell'Oriuolo 19/r a Firenze. Architetto, Videomaker, scultore, grafico, scenografo, i materiali di Capoano sono sottratti ai rifiuti della città: tela, cartone, tavola, carta da pacchi, cartoncino; adoperando gessetti, olio, tempera, pastelli, e caffè. Con i suoi colori accesi sembra accompagnarci fin dentro la materia delle opere, visibili anche con occhialini in 3D, creando percezione di movimento ai nostri occhi. Una prospettiva di lapilli di un vulcano che fuoriescono dal quadro verso lo “spettatore”. Qualcuno ha detto che la pittura di Capoano è luminosa come solo i luoghi battuti dallo Scirocco sono, si nutre di quel vento, respira quelle atmosfere d’instabilità, di conflitto, d’insofferenza: lo Scirocco è umido, caldo, molesto, irritante, tanto irragionevole da influire molto negativamente sull’equilibrio psicofisico di chi lo subisce. Trittici che ricordano i numeri danteschi, e pennellate che bruciano come il mare appunto: i frutti caldi, gli oggetti da cucina, le lampadine energetiche, i corpi, o speranze dove sugli orizzonti marini viaggiano treni che si avvicinano verso di noi.
La scelta invece di Antoinette Mazzaglia (o conosciuta come Toni, negli States un nome femminile) di abitare in Italia viene dal suo bisogno di tornare alle sue radici. Le sagre, il cibo, il vino sono ora le sue tappe di lavoro. Laureata in Comunicazione visiva negli USA, lavora attualmente nel turismo culinario. E’ passato tanto tempo, pur essendo ancora giovanissima, quando ancora ventenne partì dalla sua Raleigh nel Nord Carolina per un paese alle pendici dell’Etna, per scoprire i parenti che non aveva mai conosciuto, così la sua fotografia coglie ora momenti e dettagli che potrebbero essere persi o dimenticati: lo stile di vita in Italia che dà importanza alla famiglia, i fiorentini definiti così “contadini nel cuore”, il vociare del mercato, il suo chiaroscuro fatto di scarne visioni, di angoli paragonati ad “uteri materni” come accoglienza verso l’altro, il suo aspro umorismo, le tracce delle rughe dei volti umani sono quel tornare a visitare le proprie origini.
Due storie diverse, ma così tanto simili: VeroSimile infatti è il nome dato alla mostra, la nuda realtà e l’imitazione del surreale.

L'inaugurazione è stata allietata dal duo di
musica rinascimentale per chitarra e flauto,
rispettivamente da Antonio Scaramuzzino e Simone Morgantini.





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